Albert Einstein è univeeinsteinrsalmente conosciuto come matematico e fisico di valore assolutamente incommensurabile. Pochi sono quelli che gli riconoscono la natura di filosofo e di creatore di un nuovo modello di conoscenza che pervade di sé tutta la nostra epoca, Raramente egli compare nei programmi scolastici e nei manuali di Storia della filosofia. Dai professori meno attenti viene saltato anche quando egli risulta accennato fra i cosiddetti minori, meritevoli solamente di una menzione, come è accaduto ed accade, per esempio, al nostro Sebastiano Maturi, che, pure, avrebbe meritato, attraverso il tempo, maggiore attenzione.
Per Einstein la “conoscenza” risulta essere l’insieme alchemico di osservazione empirica e ragionamento. Egli afferma: «Non ascoltate i discorsi dei fisici teorici, ma attenetevi alle loro azioni». La sua è una forte ammirazione per l’antica Grecia, che egli ritiene la culla dell’intera cultura occidentale. Elogia, pertanto, la geometria euclidea, che a lui appare come un esempio riuscito di:
· Ragione;
· Meraviglia del pensiero;
· Sforzo della ragione.
La geometria euclidea è vista alla stregua di una dottrina delle possibilità, è una scienza fisica che trova le sue radici nell’empirismo. Ma se l’empirismo rappresenta la radice della conoscenza quale sarebbe poi il ruolo della ragione nella scienza? La risposta che ne scaturisce è:
· La Ragione contribuisce a creare la struttura del sistema;
· I Concetti e i Principi sono creazioni libere dello spirito umano non giustificabili a priori né con la natura dello spirito umano né in altro modo.
Prima della nascita della Relatività si pensava che i concetti fisici venissero tirati fuori per astrazione dall’esperienza. La teoria della relatività ha, poi, dimostrato la falsità di tale concezione. Nella geometria non-euclidea si fa riferimento al campo e alle sue possibili coordinate. Ma chiediamoci: «E’ possibile trovare nel campo dell’esperienza un elemento di guida per l’inizio del percorso della conoscenza?». La risposta è: «L’elemento di guida esiste e possiamo trovarlo annidato in natura». La natura, in effetti, è la realizzazione di tutto ciò che si può immaginare di più matematicamente semplice. I concetti matematici utilizzabili possono essere suggeriti dall’esperienza medesima ma non ne possono essere mai dedotti. La matematica, in tale senso, è il principio veramente creatore.
Il mondo fisico o naturale è rappresentato è rappresentabile in un continuum di quattro dimensioni e non di tre, come solitamente si ritiene, ricondicubili alle sole altezza, larghezza e profondità. La quarta dimensione è il tempo. Per Einstein il tempo e lo spazio devono essere fusi, non possono essere separati per realizzare il “continuum”. La teoria della relatività modifica profondamente le leggi della meccanica classica della geometria euclidea: la velocità di una particella in moto si avvicina a quella della luce. Le nuove leggi, dunque, risultano conformate tutte dagli esperimenti tramite i quali può essere rilevato l’intimo legame tra massa ed energia: la massa è energia e l’energia possiede massa. Le due leggi della meccanica classica vengono fuse dalla teoria della relatività e danno luogo all’unica legge della conservazione della massa-energia. Il tempo, per esempio, è relativo a un sistema di riferimento tanto che per giudicare la posizione degli uomini in una città ci sono le strade, le piazze, e via dicendo. Insomma per potere descrivere qualunque posizione è necessario che esista un sistema di coordinate. Nella meccanica classica mancava un sistema di riferimento per stabilire la posizione di un punto materiale rispetto ad un suo sistema. Sempre in riferimento al tempo, nella Fisica classica esisteva uno stesso orologio per tutti i sistemi di coordinate. Se le coordinate vengono cambiate il tempo non risulta essere più uguale. E, in effetti, due eventi simultanei in un sistema di coordinate possono non essere simultanei in altre coordinate. Gli orologi e i regoli, quando sono in moto, cambiano con la velocità, afferma la teoria della relatività. Nella fisica classica è l’opposto sia che essi siano in moto o in stato di riposo. Per Einstein la meccanica classica vale ancora per le velocità piccole. Infatti, a mano a mano che si arriva alla velocità della luce il tempo e lo spazio cambiano completamente. Nella fisica classica quanto maggiore è la massa tanto più forte è la resistenza e viceversa. Nella teoria della relatività la resistenza è tanto più forte quanto maggiori sono la massa di riposo e la velocità. La resistenza diventa infinitamente grande quando la velocità raggiunge quella della luce. Un corpo in riposo possiede massa ma non energia cinetica. Un corpo in movimento possiede l’una e l’altra e accresce la sua resistenza. In questo senso un corpo di ferro caldo pesa più di quello freddo, perché unisce alla massa l’energia, perdendo, nel tempo, la massa. Insomma, l’energia si comporta come la materia, pertanto il nostro mondo è caratterizzato dalle masse e dalle loro velocità.
Per concludere, la fede in un mondo esterno, indipendentemente da ogni individuo che lo esplora, è alla base di ogni scienza della natura. I sensi,
tuttavia danno solamente indizi indiretti sul reale fisico, quest’ultimo, quindi, può essere afferrato per via speculativa tanto che le nostre concezioni del momento non possono mai essere ritenute definitive. Le idee, secondo Einstein, sono riferibili alle esperienze dei sensi, ma non possono essere attivate direttamente, poiché non sono insite nella natura, si deduce che l’a priori di Kant non è neppure lontanamente
concepibile.
Per Einstein la “conoscenza” risulta essere l’insieme alchemico di osservazione empirica e ragionamento. Egli afferma: «Non ascoltate i discorsi dei fisici teorici, ma attenetevi alle loro azioni». La sua è una forte ammirazione per l’antica Grecia, che egli ritiene la culla dell’intera cultura occidentale. Elogia, pertanto, la geometria euclidea, che a lui appare come un esempio riuscito di:
· Ragione;
· Meraviglia del pensiero;
· Sforzo della ragione.
La geometria euclidea è vista alla stregua di una dottrina delle possibilità, è una scienza fisica che trova le sue radici nell’empirismo. Ma se l’empirismo rappresenta la radice della conoscenza quale sarebbe poi il ruolo della ragione nella scienza? La risposta che ne scaturisce è:
· La Ragione contribuisce a creare la struttura del sistema;
· I Concetti e i Principi sono creazioni libere dello spirito umano non giustificabili a priori né con la natura dello spirito umano né in altro modo.
Prima della nascita della Relatività si pensava che i concetti fisici venissero tirati fuori per astrazione dall’esperienza. La teoria della relatività ha, poi, dimostrato la falsità di tale concezione. Nella geometria non-euclidea si fa riferimento al campo e alle sue possibili coordinate. Ma chiediamoci: «E’ possibile trovare nel campo dell’esperienza un elemento di guida per l’inizio del percorso della conoscenza?». La risposta è: «L’elemento di guida esiste e possiamo trovarlo annidato in natura». La natura, in effetti, è la realizzazione di tutto ciò che si può immaginare di più matematicamente semplice. I concetti matematici utilizzabili possono essere suggeriti dall’esperienza medesima ma non ne possono essere mai dedotti. La matematica, in tale senso, è il principio veramente creatore.
Il mondo fisico o naturale è rappresentato è rappresentabile in un continuum di quattro dimensioni e non di tre, come solitamente si ritiene, ricondicubili alle sole altezza, larghezza e profondità. La quarta dimensione è il tempo. Per Einstein il tempo e lo spazio devono essere fusi, non possono essere separati per realizzare il “continuum”. La teoria della relatività modifica profondamente le leggi della meccanica classica della geometria euclidea: la velocità di una particella in moto si avvicina a quella della luce. Le nuove leggi, dunque, risultano conformate tutte dagli esperimenti tramite i quali può essere rilevato l’intimo legame tra massa ed energia: la massa è energia e l’energia possiede massa. Le due leggi della meccanica classica vengono fuse dalla teoria della relatività e danno luogo all’unica legge della conservazione della massa-energia. Il tempo, per esempio, è relativo a un sistema di riferimento tanto che per giudicare la posizione degli uomini in una città ci sono le strade, le piazze, e via dicendo. Insomma per potere descrivere qualunque posizione è necessario che esista un sistema di coordinate. Nella meccanica classica mancava un sistema di riferimento per stabilire la posizione di un punto materiale rispetto ad un suo sistema. Sempre in riferimento al tempo, nella Fisica classica esisteva uno stesso orologio per tutti i sistemi di coordinate. Se le coordinate vengono cambiate il tempo non risulta essere più uguale. E, in effetti, due eventi simultanei in un sistema di coordinate possono non essere simultanei in altre coordinate. Gli orologi e i regoli, quando sono in moto, cambiano con la velocità, afferma la teoria della relatività. Nella fisica classica è l’opposto sia che essi siano in moto o in stato di riposo. Per Einstein la meccanica classica vale ancora per le velocità piccole. Infatti, a mano a mano che si arriva alla velocità della luce il tempo e lo spazio cambiano completamente. Nella fisica classica quanto maggiore è la massa tanto più forte è la resistenza e viceversa. Nella teoria della relatività la resistenza è tanto più forte quanto maggiori sono la massa di riposo e la velocità. La resistenza diventa infinitamente grande quando la velocità raggiunge quella della luce. Un corpo in riposo possiede massa ma non energia cinetica. Un corpo in movimento possiede l’una e l’altra e accresce la sua resistenza. In questo senso un corpo di ferro caldo pesa più di quello freddo, perché unisce alla massa l’energia, perdendo, nel tempo, la massa. Insomma, l’energia si comporta come la materia, pertanto il nostro mondo è caratterizzato dalle masse e dalle loro velocità.
Per concludere, la fede in un mondo esterno, indipendentemente da ogni individuo che lo esplora, è alla base di ogni scienza della natura. I sensi,
tuttavia danno solamente indizi indiretti sul reale fisico, quest’ultimo, quindi, può essere afferrato per via speculativa tanto che le nostre concezioni del momento non possono mai essere ritenute definitive. Le idee, secondo Einstein, sono riferibili alle esperienze dei sensi, ma non possono essere attivate direttamente, poiché non sono insite nella natura, si deduce che l’a priori di Kant non è neppure lontanamente
concepibile.