Sigmund Freud fonda la scienza dell’irrazionale, continuando, in un certo modo, l’opera che era già stata di Copernico e di K. Marx. Egli attacca la coscienza dell’uomo intesa quale dato estraneo della consapevolezza psichica, aprendo alla fascinosa teoria che tutto ciò di cui siamo consapevoli è irreale,
poiché quello che è reale sfugge alla nostra coscienza. Il problema gnoseologico, che era stato sempre dominio incontrastato del pensiero filosofico, entra nella psicoanalisi, disciplina atta a sondare il mondo nascosto dell’interiorità dell’uomo. Freud compie per primo il tentativo di dimostrare, in maniera empirica, e non per vie magiche o alchemiche, come agiscono i processi inconsci e come gli stessi sono analizzabili, distinguendo ciò che è apparente da ciò che è reale. Ne scaturisce anche un concetto nuovo di “onestà” basato sulla conoscenza di ciò che si appiattisce dietro la coscienza e denuncia la tipica “ipocrisia” della cosiddetta rispettabilità borghese. La domanda di rito che ci si comincia a porre da Freud in poi è: «Chi sei tu dietro te stesso?». L’inconscio, in effetti, è il concetto rivoluzionario che Freud porta nella psicoanalisi in particolare, nella psicologia in generale ed, aggiungo nella nuova metodologia della conoscenza. Nella sua opera “L’interpretazione dei sogni” egli afferma che l’inconscio deve essere accettato come base generale della vita psichica: esso è il cerchio maggiore e racchiude dentro di sé quello minore del “conscio”. L’inconscio è, in quanto tale, lo “psichico reale”, sconosciuto nella sua natura quanto la realtà del mondo esterno. La psiche è l’inconscio e nella sua parte superiore c’è il conscio. Anche il mondo esterno ci viene portato tramite il travisamento dei sensi. In riferimento al “Cogito, ergo sum” di Cartesio il cogito freudiano corrisponde all’inconscio e non tutto il contrario. Il suo pensiero rappresenta l’elemento di scandalo nella cultura del tempo, produce aberrazione addirittura nei benpensanti quando si scende nel trasgressivo tema della “sessualità infantile”.
Freud afferma che - per la costruzione dell’impalcatura fondamentale del suo pensiero – ha avuto bisogno di ricorrere ad alcuni illustri
predecessori:
· Leibniz per avere fatto riferimento alla parte chiara e a quella scura della monade;
· Schopenauer per avere parlato di volontà inconscia, irrazionale di vivere;
· Schelling per avere affermato che la pietra appare inerte, perché essa è uno spirito addormentato che tende alla coscienza.
Secondo il nostro autore la psiche può essere rappresentata come divisa in tre luoghi:
· L’Es: pronome neutro, indice di inconoscibilità, sta a rappresentare tutto quanto è ereditato o acquisito con la nascita: gli istinti che trovano qui la prima espressione sconosciuta nelle sue forme;
· L’Io: è il mediatore tra l’Es e il mondo esterno tra il principio del piacere ed il principio della realtà: il principio del piacere appaga il soggetto nei suoi bisogni in modo immediato (fame, sete, ecc.); il principio della realtà fa soddisfare i bisogni del soggetto non immediatamente, ma tramite la mediazione del mondo esterno. E’ questo un modo per controllare il principio del piacere. A questo mirano i processi educativi. Tali principi hanno contribuito alla nascita ed allo sviluppo delle civiltà ma hanno distrutto l’uomo, o meglio dire la verità dell’uomo in quanto tale, in quanto essenza. I fatti legati ai fenomeni di violenza sono spiegabili dalla psicoanalisi dentro a questo passaggio: affioramento dell’Es sul principio di realtà.
· Il Super Io: è rappresentato dall’insieme delle norme morali trasmesse dai genitori, dagli insegnanti, dagli educatori religiosi e via dicendo. Tali norme esercitano sull’Io una pressione, una coercizione tali che finiscono per il diventare “introiezione psichica” vera e propria.
L’Es, l’Io e il Super Io sono dinamicamente in rapporto tra di loro e possono entrare in conflitto: il conflitto non risolto produce la “nevrosi”, prevalendo la forza dell’Es sul Super Io. L’Es, per la verità, tenta continuamente di emergere per potersi realizzare, liberandosi dalle coercizioni morali, culturali, sociali, religiose e… chi più ne ha più ne metta. La “crisi psichica” indebolisce la psiche medesima e aiuta l’Es a venire a galla, producendo atteggiamenti patologici (Psicopatologia della vita quotidiana, lapsus, ecc. ecc.). Secondo Freud esiste la logica della Ragione che controlla l’Es, ma esiste anche la logica dell’inconscio che è completamente diversa e si controlla nell’attività onirica del sogno.Tra i grandi temi emersi grazie alla fondazione della psicoanalisi dominanti sono quelli relativi ai cosiddetti complessi di Edipo e di Elettra:
· Il complesso di Edipo: rappresenta il principio di odio per il padre e di amore per la madre nel corso dello sviluppo psico-sessuale dell’individuo. Per la sua impiantazione l’Autore prende ispirazione da Edipo, eroe della mitologia greca, figlio di Laio, re di Tebe e di Giocasta. Il padre, preavvisato dall’Oracolo che il figlio lo avrebbe ucciso e avrebbe sposato la madre, per sfuggire al fatale destino, fa esporre Edipo sul Citerone. Ma questi si salva e cresce, ignaro della sua famiglia di provenienza. Incontratosi un giorno, per puro casso, con Laio, lo uccide. Giunto a Tebe, libera la madre dalla Sfinge, rispondendo a un quesito che questa gli poneva. Pere meriti acquisiti, viene eletto re di Tebe e sposa Giocasta. Spinto, poi, dall’Oracolo a cercare l’uccisore di Laio, primo marito di Giocasta, scopre l’atroce verità di avere ucciso lui il padre e di essersi carnalmente congiunto alla madre, quindi si uccide;
· Il complesso di Elettra (introdotto successivamente da Young): è la controparte femminile del complesso di Edipo: la bambina prova una forte attrazione verso suo padre e vive la madre come una rivale. Young colma il vuoto lasciato da Freud in questo settore dell’evoluzione dell’individuo, prendendo spunto dal mito greco di Elettra, figlia di Agamennone e di Clitennestra. Quest’ultima, con il suo amante Egisto, aveva
ucciso il marito Agamennone. Elettra, scoperto il crimine, spinse il fratello Oreste, dopo averlo salvato, a vendicare il padre, uccidendo madre e amante.
Alla base di tutto il sistema, che conduce, poi, sia al complesso di Edipo (Freud) che a quello di Elettra e di castrazione (Young), c’è il concetto di “libido”. La libido è una energia pratica diffusa in tutto l’organismo e che, di età in età, si concentra in una particolare zona del corpo, che diventa “zona erogena”. Tale fenomeno si va manifestando attraverso diverse fasi:
· Fase orale: corrisponde al primo anno di vita dell’individuo e presiede le prime fasi dell’alimentazione e dell’esplorazione del proprio corpo e di quanto vi è in prossimità;
· Fase anale-uretrale: corrisponde al secondo anno di vita e presiede il controllo degli sfinteri;
· Fase fallica: comprende il terzo anno di vita e coincide con il complesso di Edipo, che si manifesta con l’odio per il padre e l’amore per la madre;
· Fase della tipizzazione sessuale: comincia a manifestarsi a partire dal quinto anno. Nel corso di questa complessissima fase, detta anche dell’introiezione, il maschio si identifica nel padre espelle quindi la madre; il contrario avviene per la femmina. Inizia così il periodo della latenza durante il quale il bambino colma il conflitto aperto con il complesso di Edipo (di Elettra per la bambina), perché comincia ad acquisire la sua “normalità di ruolo”, liberandosi del pericolo di castrazione ad opera del padre o della madre, se si parla della femmina. Durante il periodo di latenza, caratterizzata da pace e da tranquillità, il bambino va scoprendo il mondo, la cultura, i rapporti sociali;
· Fase puberale: ritorna prepotentemente il problema della libido unitamente al problema della crescita corporea, che caratterizzerà l’intero periodo della preadolescenza e dell’adolescenza. Si andranno evidenziando nell’uomo e nella donna le caratteristiche tipiche e le funzionalità dei rispettivi organi legati all’esercizio della sessualità;
· Fase genitale: coincide con il periodo della giovinezza durante il quale andranno manifestandosi tutte le conseguenze positive o negative delle esperienze vissute ed introiettate durante la fase edipica (e di Elettra).
poiché quello che è reale sfugge alla nostra coscienza. Il problema gnoseologico, che era stato sempre dominio incontrastato del pensiero filosofico, entra nella psicoanalisi, disciplina atta a sondare il mondo nascosto dell’interiorità dell’uomo. Freud compie per primo il tentativo di dimostrare, in maniera empirica, e non per vie magiche o alchemiche, come agiscono i processi inconsci e come gli stessi sono analizzabili, distinguendo ciò che è apparente da ciò che è reale. Ne scaturisce anche un concetto nuovo di “onestà” basato sulla conoscenza di ciò che si appiattisce dietro la coscienza e denuncia la tipica “ipocrisia” della cosiddetta rispettabilità borghese. La domanda di rito che ci si comincia a porre da Freud in poi è: «Chi sei tu dietro te stesso?». L’inconscio, in effetti, è il concetto rivoluzionario che Freud porta nella psicoanalisi in particolare, nella psicologia in generale ed, aggiungo nella nuova metodologia della conoscenza. Nella sua opera “L’interpretazione dei sogni” egli afferma che l’inconscio deve essere accettato come base generale della vita psichica: esso è il cerchio maggiore e racchiude dentro di sé quello minore del “conscio”. L’inconscio è, in quanto tale, lo “psichico reale”, sconosciuto nella sua natura quanto la realtà del mondo esterno. La psiche è l’inconscio e nella sua parte superiore c’è il conscio. Anche il mondo esterno ci viene portato tramite il travisamento dei sensi. In riferimento al “Cogito, ergo sum” di Cartesio il cogito freudiano corrisponde all’inconscio e non tutto il contrario. Il suo pensiero rappresenta l’elemento di scandalo nella cultura del tempo, produce aberrazione addirittura nei benpensanti quando si scende nel trasgressivo tema della “sessualità infantile”.
Freud afferma che - per la costruzione dell’impalcatura fondamentale del suo pensiero – ha avuto bisogno di ricorrere ad alcuni illustri
predecessori:
· Leibniz per avere fatto riferimento alla parte chiara e a quella scura della monade;
· Schopenauer per avere parlato di volontà inconscia, irrazionale di vivere;
· Schelling per avere affermato che la pietra appare inerte, perché essa è uno spirito addormentato che tende alla coscienza.
Secondo il nostro autore la psiche può essere rappresentata come divisa in tre luoghi:
· L’Es: pronome neutro, indice di inconoscibilità, sta a rappresentare tutto quanto è ereditato o acquisito con la nascita: gli istinti che trovano qui la prima espressione sconosciuta nelle sue forme;
· L’Io: è il mediatore tra l’Es e il mondo esterno tra il principio del piacere ed il principio della realtà: il principio del piacere appaga il soggetto nei suoi bisogni in modo immediato (fame, sete, ecc.); il principio della realtà fa soddisfare i bisogni del soggetto non immediatamente, ma tramite la mediazione del mondo esterno. E’ questo un modo per controllare il principio del piacere. A questo mirano i processi educativi. Tali principi hanno contribuito alla nascita ed allo sviluppo delle civiltà ma hanno distrutto l’uomo, o meglio dire la verità dell’uomo in quanto tale, in quanto essenza. I fatti legati ai fenomeni di violenza sono spiegabili dalla psicoanalisi dentro a questo passaggio: affioramento dell’Es sul principio di realtà.
· Il Super Io: è rappresentato dall’insieme delle norme morali trasmesse dai genitori, dagli insegnanti, dagli educatori religiosi e via dicendo. Tali norme esercitano sull’Io una pressione, una coercizione tali che finiscono per il diventare “introiezione psichica” vera e propria.
L’Es, l’Io e il Super Io sono dinamicamente in rapporto tra di loro e possono entrare in conflitto: il conflitto non risolto produce la “nevrosi”, prevalendo la forza dell’Es sul Super Io. L’Es, per la verità, tenta continuamente di emergere per potersi realizzare, liberandosi dalle coercizioni morali, culturali, sociali, religiose e… chi più ne ha più ne metta. La “crisi psichica” indebolisce la psiche medesima e aiuta l’Es a venire a galla, producendo atteggiamenti patologici (Psicopatologia della vita quotidiana, lapsus, ecc. ecc.). Secondo Freud esiste la logica della Ragione che controlla l’Es, ma esiste anche la logica dell’inconscio che è completamente diversa e si controlla nell’attività onirica del sogno.Tra i grandi temi emersi grazie alla fondazione della psicoanalisi dominanti sono quelli relativi ai cosiddetti complessi di Edipo e di Elettra:
· Il complesso di Edipo: rappresenta il principio di odio per il padre e di amore per la madre nel corso dello sviluppo psico-sessuale dell’individuo. Per la sua impiantazione l’Autore prende ispirazione da Edipo, eroe della mitologia greca, figlio di Laio, re di Tebe e di Giocasta. Il padre, preavvisato dall’Oracolo che il figlio lo avrebbe ucciso e avrebbe sposato la madre, per sfuggire al fatale destino, fa esporre Edipo sul Citerone. Ma questi si salva e cresce, ignaro della sua famiglia di provenienza. Incontratosi un giorno, per puro casso, con Laio, lo uccide. Giunto a Tebe, libera la madre dalla Sfinge, rispondendo a un quesito che questa gli poneva. Pere meriti acquisiti, viene eletto re di Tebe e sposa Giocasta. Spinto, poi, dall’Oracolo a cercare l’uccisore di Laio, primo marito di Giocasta, scopre l’atroce verità di avere ucciso lui il padre e di essersi carnalmente congiunto alla madre, quindi si uccide;
· Il complesso di Elettra (introdotto successivamente da Young): è la controparte femminile del complesso di Edipo: la bambina prova una forte attrazione verso suo padre e vive la madre come una rivale. Young colma il vuoto lasciato da Freud in questo settore dell’evoluzione dell’individuo, prendendo spunto dal mito greco di Elettra, figlia di Agamennone e di Clitennestra. Quest’ultima, con il suo amante Egisto, aveva
ucciso il marito Agamennone. Elettra, scoperto il crimine, spinse il fratello Oreste, dopo averlo salvato, a vendicare il padre, uccidendo madre e amante.
Alla base di tutto il sistema, che conduce, poi, sia al complesso di Edipo (Freud) che a quello di Elettra e di castrazione (Young), c’è il concetto di “libido”. La libido è una energia pratica diffusa in tutto l’organismo e che, di età in età, si concentra in una particolare zona del corpo, che diventa “zona erogena”. Tale fenomeno si va manifestando attraverso diverse fasi:
· Fase orale: corrisponde al primo anno di vita dell’individuo e presiede le prime fasi dell’alimentazione e dell’esplorazione del proprio corpo e di quanto vi è in prossimità;
· Fase anale-uretrale: corrisponde al secondo anno di vita e presiede il controllo degli sfinteri;
· Fase fallica: comprende il terzo anno di vita e coincide con il complesso di Edipo, che si manifesta con l’odio per il padre e l’amore per la madre;
· Fase della tipizzazione sessuale: comincia a manifestarsi a partire dal quinto anno. Nel corso di questa complessissima fase, detta anche dell’introiezione, il maschio si identifica nel padre espelle quindi la madre; il contrario avviene per la femmina. Inizia così il periodo della latenza durante il quale il bambino colma il conflitto aperto con il complesso di Edipo (di Elettra per la bambina), perché comincia ad acquisire la sua “normalità di ruolo”, liberandosi del pericolo di castrazione ad opera del padre o della madre, se si parla della femmina. Durante il periodo di latenza, caratterizzata da pace e da tranquillità, il bambino va scoprendo il mondo, la cultura, i rapporti sociali;
· Fase puberale: ritorna prepotentemente il problema della libido unitamente al problema della crescita corporea, che caratterizzerà l’intero periodo della preadolescenza e dell’adolescenza. Si andranno evidenziando nell’uomo e nella donna le caratteristiche tipiche e le funzionalità dei rispettivi organi legati all’esercizio della sessualità;
· Fase genitale: coincide con il periodo della giovinezza durante il quale andranno manifestandosi tutte le conseguenze positive o negative delle esperienze vissute ed introiettate durante la fase edipica (e di Elettra).