E continua con “Coriandoli di immagini” il mio discorso aperto con i lettori alcuni anni fa con la pubblicazione de “L’Ultimo Rito” di cui ricordo qui alcuni frammenti: “Appoggiato la fronte / su questo specchio di mare / navigo i ricordi / fra trasparenze d’immagini: / il mio volto, / deformato dalle onde, / pesca di nuovo il passato.” A questi miei versi giovanili, pubblicati nel 1995, molti anni dopo la loro prima evocazione, fanno eco gli ultimi, più vicini alla mia attuale sensibilità, contenuti nella raccolta “Archeologie di immagini”, pubblicata nel dicembre del 2006. Ricordo di quest’ultima dei frammenti: “Insieme a voi cavalco / i sentieri impraticabili / dell’aguzzo dolore / del sapersi soli e smarriti / fra i tanti giorni / che ancora ignorano / il nostro folle esistere.” … e ancora “Lampeggia questa notte / che si fa compagna dei mille dubbi, / che tuonano smarriti / nel luogo del solitario delirio.” … infine “Mi perdo insieme ai voli / dei riflessi colorati del rapido imbrunire, / sospeso come anima vagante…” . Fin qua nelle prefazioni ai miei libri avevo sempre compiuto il tentativo di spiegare il senso che la “parola” assumeva nei miei versi. Nella presente raccolta, come anche il titolo evoca, l’immagine diventa il vero punto della ricerca: essa diventa poesia mentre si sostanzia nella parola che ne rappresenta il veicolo. Le strofe, nei diversi componimenti, si sviluppano quasi come sequenze di una sintassi cinematografica: “Scolpite al suolo / sorgono le prime ombre / di alberi carichi di foglie, / stanchi del giorno / e del lungo vibrare del vento.” … e ancora “E’ lì, sull’orizzonte solitaria, / la chioma d’una acacia / mentre la ferisce il vento.” . Il disegno e la parola, insieme alle note musicali, sono tra i fondamentali linguaggi interpretativi della realtà. Quest’ultima geneticamente precede qualunque forma espressiva essendo essa il linguaggio per assoluto. Questo mi inducono a pensare i numerosi anni dedicati alla ricerca delle logiche della comunicazione: del senso della parola, della parola come senso, del disegno come somma di segni. Il dubbio che sorge è se i tanti linguaggi che la realtà genera siano tra loro conflittuali o complementari. Posto il dubbio, è automatico che scaturisca il bisogno di dovere riflettere sul rapporto immagine-disegno-parola, su quale di questi incida di più sulla mente umana, su come, in ogni caso, essi si articolino reciprocamente dando luogo alla conoscenza. Al di là di tutto rimane evidente che la parola stessa è una somma di segni, è pertanto un disegno. La realtà si mostra agli occhi dei viventi come un insieme di immagini, questo fu all’inizio, quando ci fu bisogno di racchiudere in parole anche segni inesistenti, e gli esempi in proposito sono molteplici, ma qui non si vuole porre il discorso in una chiave teologica. Compito dei linguaggi è rappresentare la realtà il che può avvenire sia tramite il disegno che attraverso la parola: il primo la contiene noumenicamente, quasi come speculare riflesso, la seconda la esprime tramite un concetto attribuito all’oggetto stesso. Si deduce che la parola contiene l’oggetto dal quale essa scaturisce. Quando, invece, si fa segno di se stessa, la parola diviene immagine di sè quindi sostanza, il che è avvertibile soprattutto nei linguaggi religiosi e poetici. L’arte figurativa, ad esempio, è un preziosissimo scrigno di parole, contiene innumerevoli discorsi, è un fondamentale strumento di interpretazione, è, come la poesia, una meticolosa traduttrice della realtà: se con i disegni si può scrivere è vero anche l’opposto che con le parole si può disegnare. E’ quanto cerco di ottenere nei miei versi dove le immagini credo siano dominanti sul resto. Ecco alcuni frammenti dalla presente raccolta: “Appaiono, oltre il manubrio, / verso l’orizzonte più lontano, / seni colorati di colline / sedimenti di ricordi antichi.” … e ancora “Vaga solinga la luna / in un cielo ceruleo, / smarrita.” …infine “Sull’antico specchio delle tue acque chino / lento il mio pensare scorre / cullato dal vento di ponente / che il fiume increspa di ritmate onde / spinte come dita sui tasti d’un piano.” Relativamente ai contenuti dominanti sono i temi del deserto, delsilenzio, della solitudine, ma questi non sono mai soggettivizzati, sono invece inquadrati all’interno di una sfera esistenziale di carattere universale prefigurante la crisi sistematica del mondo contemporaneo. Il disegno e la poesia sono i compagni insostituibili della mia vita, sono ilmio mondo, sono i mezzi rivelanti ed estensibili della conoscenza, sono i modi che utilizzo per comunicare con me stesso e con quanto mi circonda, sono le tecniche per sollecitare i miei sensi ed i miei sentimenti perché siano sempre vigili e partecipi al creato per coglierne le linee, le movenze, i respiri, i palpiti, i suoni e i rumori, il linguaggio recondito mimetizzato nel tutto.