Scrivere
è la vocazione fondamentale della sua vita. In un permanente dialogo con tutto
ciò che lo circonda egli si muove con la e nella
sua poesia, incalzante nel sollecitarlo ad essere e a esserci. La letteratura
di Antonio Pellegrino è introspezione. Profonda,
continua, imperante. Un cammino verso l’io. Lo dice e lo racconta il titolo di
una delle sue ultime pubblicazioni, lo abbiamo inteso da lui stesso in una
piacevole chiacchierata informale. Il bisogno vitale con cui l’autore (ri)cerca
e si nutre di emozioni, immagini, sentimenti, riflessioni di quel mondo che lo
circonda, prende forma e sostanza in un cammino verso l’essenza di se stesso,
che poi diviene una chiave di lettura universale. Uno scrivere complesso, che
ricalca il senso della profonda mission che si propone. Un viaggio in cui, ci
permettiamo di dire, l’autore e la sua poesia si fondono e si confondono, fino
a divenire un’unica essenza, quell’essenza che entra e si impossessa del suo
scrivere. Ed è in Immacolata solitudine, in cui
coincidono punto di partenza e arrivo della ricerca, che si consuma anche il
connubio con la natura, refrigerio del corpo e dell’anima, ma a volte anche
foriera di stati d’animo cupi, infelici. L’itinerario di Pellegrino è denso, ma ciò nonostante ancora in
pieno divenire, in un percorso segnato da altri due tasselli, gli ultimi in
ordine di tempo, che certificano un’ulteriore tappa: Immacolata Solitudine e Itinerario verso l’io. Poesia il
primo, narrativa, il secondo. Ma la poesia riveste un ruolo privilegiato nel
suo scrivere, in cui troviamo diverse parole care: solitudine, assenza, essenza, per citarne alcune, ma a noi ha colpito il nulla che aleggia in Immacolata solitudine. E da qui parte la prima delle
tre domande di Caffè d’Autore.
Il nulla, che è tra gli ‘spettatori’ privilegiati di Immacolata solitudine, è il timore di qualcosa, e se si, di cosa?
“E’ il timore della perdita dell’identità dell’individuo, minacciata continuamente dai modelli culturali imposti dal sistema sociale. E’ il timore dell’incolmabilità della distanza che separa l’io conscio dall’io inconscio, il nostro io dal proprio tu. Niente a che vedere dunque con il concetto di nulla solitamente inteso: il nulla dopo la morte, il vuoto, ecc.”
Unitamente alla realtà che viviamo, c’è un dovere sociale a cui oggi è chiamato chi scrive?
“Il dovere imprescindibile a cui è chiamato, per vocazione sua propria, chi scrive, è di imparare a conoscersi fino a toccare i più estremi confini della propria essenza, della propria irripetibile identità di “uomo”. Tale anelito richiede l’immane sforzo di rimanere preservato dalle contaminazioni veicolate dai modelli sociali sempre in agguato. La comunicazione che ne deriva attraverso lo scritto diventa così un dono di autenticità assoluta che lo scrittore e il poeta fanno al lettore.”
In questa solitudine e ricerca di se stessi che parte occupa la fede?
E’ la fede nell’individuo e nella sua essenza umana a occupare il primo posto nella scala dei valori che come scrittore e come poeta mi propongo. La fede nell’uomo è l’energia possente che spinge l’io verso la ricerca della propria identità fino a riconoscersi come distinzione assoluta e diversità rispetto agli altri, dotati a loro volta di proprie distinzioni e diversità. Nel complesso cammino verso questa ricerca risultano essere riconoscibili (e non acriticamente subiti, come solitamente accade) anche i concetti di Dio e di comunione umana.
Mi tolga un’ultima curiosità: “Perché il titolo Immacolata solitudine?”
La solitudine è il luogo in cui risiede la parte più inesplorata dell’individuo, è il luogo della purezza, dell’incontaminazione rispetto ai modelli socio-culturali e politici veicolati dalla società. Compito dell’individuo è rintracciare quel luogo per scoprire la sua “reale” identità di persona.
Maria Grazia Porceddu
(Redattrice del Sito web SannioLife)
Il nulla, che è tra gli ‘spettatori’ privilegiati di Immacolata solitudine, è il timore di qualcosa, e se si, di cosa?
“E’ il timore della perdita dell’identità dell’individuo, minacciata continuamente dai modelli culturali imposti dal sistema sociale. E’ il timore dell’incolmabilità della distanza che separa l’io conscio dall’io inconscio, il nostro io dal proprio tu. Niente a che vedere dunque con il concetto di nulla solitamente inteso: il nulla dopo la morte, il vuoto, ecc.”
Unitamente alla realtà che viviamo, c’è un dovere sociale a cui oggi è chiamato chi scrive?
“Il dovere imprescindibile a cui è chiamato, per vocazione sua propria, chi scrive, è di imparare a conoscersi fino a toccare i più estremi confini della propria essenza, della propria irripetibile identità di “uomo”. Tale anelito richiede l’immane sforzo di rimanere preservato dalle contaminazioni veicolate dai modelli sociali sempre in agguato. La comunicazione che ne deriva attraverso lo scritto diventa così un dono di autenticità assoluta che lo scrittore e il poeta fanno al lettore.”
In questa solitudine e ricerca di se stessi che parte occupa la fede?
E’ la fede nell’individuo e nella sua essenza umana a occupare il primo posto nella scala dei valori che come scrittore e come poeta mi propongo. La fede nell’uomo è l’energia possente che spinge l’io verso la ricerca della propria identità fino a riconoscersi come distinzione assoluta e diversità rispetto agli altri, dotati a loro volta di proprie distinzioni e diversità. Nel complesso cammino verso questa ricerca risultano essere riconoscibili (e non acriticamente subiti, come solitamente accade) anche i concetti di Dio e di comunione umana.
Mi tolga un’ultima curiosità: “Perché il titolo Immacolata solitudine?”
La solitudine è il luogo in cui risiede la parte più inesplorata dell’individuo, è il luogo della purezza, dell’incontaminazione rispetto ai modelli socio-culturali e politici veicolati dalla società. Compito dell’individuo è rintracciare quel luogo per scoprire la sua “reale” identità di persona.
Maria Grazia Porceddu
(Redattrice del Sito web SannioLife)